Raffaele Lombardo come Cincinnato?

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Raffaele Lombardo è un “ex”: chi è un “ex” sa cosa vuol dire.

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Raffaele Lombardo, dopo l’esperienza da “governatore” della Sicilia, ha dichiarato che farà l’agricoltore: non c’è da crederci. Probabilmente prenderà un periodo di riposo, più o meno lungo, ma anche questa possibilità è remota. Sicuramente ha bisogno di ricaricare le batterie, poi qualcosa inventerà.

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Tutti contenti e soddisfatti dell’uscita di scena di Raffaele Lombardo, tutti concordi nell’attribuire a lui i mali del governo della Sicilia in questi ultimi quattro anni: un capro espiatorio che consenta a tanti di rifarsi una verginità è utile. Scaricare le proprie responsabilità su altri, cancellare in un sol colpo i propri errori, è una pratica secolare che funziona sempre. Una “pratica” che oggi, più che ieri, deve essere applicata se ci si vuol riproporre con una immagine immacolata. I novanta deputati regionali sanno bene che è un percorso che devono affrontare: molti di loro, forse la maggior parte, li ritroveremo nuovamente in gara nell’imminente competizione elettorale, e poco o nulla cambierà nel rimescolamento delle carte e nelle alleanze che andranno a farsi.

In tanti attribuiscono a Raffaele Lombardo la capacità di “scompaginare” anche i nuclei politici più solidi: questa è una faccia della medaglia. L’altra faccia, quella che non si vuol far conoscere o vedere, è che una compattezza “vera” non si può disintegrare se all’interno non ci sia  già il germe del disfacimento. Le medaglie hanno volti diversi a secondo delle circostanze: attualmente prendono il nome di “alleanze”. Le alleanze assumono valenza esplicativa a seconda delle opportunità che si presentano, e non è difficile trovare il diavolo mischiato con l’acqua santa. In politica è questo un sistema che si è fortemente consolidato negli ultimi anni, soprattutto da quando il termine “ideologia” ha perduto il suo significato.

Da questo punto di vista la crisi che attraversa il Paese appare irreversibile.

Raffaele Lombardo è stato forse – e lo sarà probabilmente per molto tempo – uno degli ultimi eredi di quella Democrazia Cristiana che nel corso dei decenni si è imparentata con tutti, pur di mantenere il suo potere. Un potere che mantiene ancora; un potere che, se pur frammentato in mille rivoli, riesce a condizionare ogni tipo di scelta politica o pseudo politica. Una forza che resiste sin dagli albori della Repubblica Italiana. Se questo potere esiste ancora, la responsabilità inevitabilmente deve ricadere su quanti hanno voluto e vogliono stare a braccetto con questa entità che di metafisico non ha certamente nulla.

Raffaele Lombardo ha giocato le sue carte in quattro lunghi anni: dire oggi che le abbia giocate male è fin troppo facile: basta guardare come hanno giocato le loro carte sia gli alleati che gli oppositori per rendersene pienamente conto.

Condannare l’ex governatore della Sicilia, pertanto, significa condannare tutte le cosiddette forze politiche, in alleanza o in opposizione.

Oggi si sostiene che la Sicilia è sull’orlo del baratro: finiamola! La Sicilia è sull’orlo del baratro da quando le è stata concessa l’Autonomia, un’Autonomia che nessuno doveva applicare. E nessun governo siciliano, tolto qualche sporadico e velleitario tentativo, si è mai adoperato per farla applicare.

Bella l’idea (solo sua?) di Raffaele Lombardo di creare un Movimento per l’Autonomia: in molti, moltissimi hanno creduto che potesse costituire una svolta per la Sicilia. Così non è stato, ma anche in questo caso le responsabilità vanno ricercate nei mille e mille livelli stratificati di un apparato regionale sclerotico e sopraffatto, in special modo, dal sistema del clientelismo dal quale nessun politico si è mai voluto affrancare. Responsabilità, dunque, esclusivamente di Raffaele Lombardo? Le responsabilità, a nostro avviso, sono anche di coloro che lo hanno seguito, molti dei quali  hanno saputo cavalcare la tigre e adottato, alla fine, lo stesso sistema.

C’è del marcio in Danimarca? Purtroppo c’è del marcio ovunque e questo male è talmente radicato da offuscare qualsiasi possibilità di riscatto, qualsiasi possibilità di “nuova” prospettiva. In quanto di “nuovo” non c’è un bel nulla. E lo vedremo alle prossime elezioni, a fine ottobre, solo fra qualche mese…

Salvo Barbagallo

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